È normale che un figlio intelligente non si impegni a scuola?
Molti genitori si pongono questa domanda. Spesso non è un problema di capacità: un ragazzo può avere ottime potenzialità ma non riesce a tradurle in impegno scolastico. La chiave sta nelle emozioni. Se la scuola viene vissuta con ansia, paura o noia, il cervello concentra le energie sul difendersi invece che sull’imparare. Al contrario, quando uno studente si sente accolto, motivato e stimolato, apprende più velocemente e ricorda meglio.
Qual è il legame tra emozioni e apprendimento?
Le neuroscienze hanno dimostrato che emozioni e memoria sono strettamente collegate. La ricercatrice Mary Helen Immordino-Yang ha evidenziato che senza coinvolgimento emotivo non si attiva la memoria a lungo termine (fonte). Per questo un figlio può imparare a memoria le regole di un videogioco o le battute di un cartone, ma dimenticare le date di storia: nel primo caso c’è entusiasmo, nel secondo solo obbligo.
Una storia reale: quando il problema non era la materia
Una mamma ci ha raccontato di sua figlia che alle medie aveva iniziato a odiare la matematica. Non perché non fosse portata, ma perché un insegnante la rimproverava spesso davanti alla classe. Ogni volta che apriva il quaderno, riviveva quel disagio. Non era la materia a bloccarla, ma l’emozione negativa collegata a quell’esperienza.
Con il cambio di insegnante la situazione è cambiata. La nuova docente le ha detto: “Puoi sbagliare, è così che impari”. Sentendosi accolta e incoraggiata, la ragazza ha recuperato fiducia e ha iniziato a migliorare. Questo esempio dimostra che spesso il nodo non è la disciplina, ma il clima emotivo.
Cosa possono fare i genitori per sostenere i figli?
I genitori hanno un ruolo decisivo nel creare un contesto emotivo favorevole. Alcuni consigli pratici:
- Chiedere “Cosa hai imparato oggi?” invece di “Che voto hai preso?”.
- Ascoltare senza giudicare quando i figli raccontano una difficoltà.
- Valorizzare i progressi, anche piccoli, invece di soffermarsi solo sugli errori.
Un padre ci ha raccontato che ha smesso di controllare ossessivamente i compiti e ha iniziato a fare domande più aperte. Il figlio ha ridotto l’ansia e ha migliorato i risultati scolastici.
Come aiuta il metodo Felicemente a Scuola?
Il progetto Felicemente a Scuola lavora proprio su questo: riportare le emozioni al centro dell’apprendimento. Le attività che proponiamo stimolano curiosità, gioco e collaborazione. In una primaria, ad esempio, abbiamo chiesto agli alunni di spiegare le frazioni attraverso una piccola scenetta teatrale. Una bambina che di solito non interveniva mai si è offerta volontaria. Alla fine ha detto: “Non pensavo di riuscirci, invece mi sono divertita e l’ho capito meglio”.
Questa esperienza mostra che quando l’apprendimento passa per un’emozione positiva, diventa più stabile e più significativo.